Progresso è regresso

«Resta inteso che ogni progresso scientifico compiuto nell’ambito di una struttura sociale difettosa non fa che lavorare contro l’uomo, contribuendo ad aggravarne la condizione.»
André Breton, Le Figaro littéraire, 12 ottobre 1946

Uno dei pilastri su cui si regge l’attuale ideologia dominante è il concetto di “progresso”. Un totem contro cui non si possono alzare dubbi, una verità utile e positiva che non è ammesso contraddire… non vorrete mica tornare al Medioevo?

Eppure, i segni che la freccia del progresso sia tutt’altro che amica dell’uomo e rischi invece di trafiggerlo, sono ormai numerosi. Ripropongo questa bella riflessione di Weltanschauung Italia, che già si era espressa sul tema un paio di anni fa (allora facendo notare come fosse difficile accorgersi delle derive totalitarie di oggi perché “il progresso” non le permetterebbe).


Il “progresso” è cancellare l’identità. L’ evoluzione è recidere violentemente le radici di un popolo, inquinare la sua anima, azzerare le diversità, annientando le peculiarità che lo rendono unico, forte, fiero della sua storia, saldo nei suoi principi.

Il “progresso” è l’immigrazione scellerata. Uomini e donne costretti ad abbandonare il suolo natio, ingannati dai burattinai del mercato e dai grandi filantropi che, sotto il falso vessillo umanitario dell’accoglienza, prima hanno spremuto sino all’ultima goccia disponibile le loro risorse e poi li costringono ad essere nuovi schiavi in terra straniera, senza consapevolezza di sé stessi e dei propri diritti.

Il “progresso” è la crisi perpetua, la guerra e lo sconvolgimento degli assetti politici ed economici mondiali. È svenare il proprio popolo attraverso rincari folli, seguendo a menadito diktat contrari agli interessi nazionali, ingozzando le masse di analisi banali, notizie false e propaganda da quattro soldi.

Il “progresso” è trasformare, d’un tratto, diritti un tempo intangibili in concessioni a tempo determinato, sulla base di dati fasulli ed amenità scientifiche, giustificando il tutto con la tutela della salute pubblica e l’infallibilità della scienza.

Il “progresso” è il precariato, la deindustrializzazione, la delocalizzazione, la svolta green, i bonus che legano a doppio filo allo stato, l’abolizione del contante spacciata come lotta all’evasione, la finanza che ingloba la politica, il WEF che detta le linee guida per il futuro, le multinazionali che divorano, come pescecani, le piccole e medie imprese, impossibilitate a tenergli testa, in un regime di assoluta concorrenza sleale.

Il “progresso” è il cambio di sesso nei giovanissimi, è il plagio continuo subito dalle nuove generazioni, è la digitalizzazione forsennata atta a rendere l’uomo un atomo isolato, distante, fuori dal concetto stesso di comunità.

Oggi, più che mai, il progresso è regresso.

Ricoperto di lustrini e slogan accattivanti, profumato alla meglio per coprirne l’olezzo penetrante, venduto come bivio necessario, come unica via da intraprendere per sopravvivere, per essere migliori, solidali, poco inquinanti, competitivi, moderni.

Se tutto questo è il bene, dunque, saremo allora orgogliosi di essere il male.



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Pubblicato da L'Uomo Mascherato

Non posso dire molto. Sono un uomo. E sono mascherato.

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