Sovranismo non è nazionalismo

Dal quando è emersa nel dibattito politico una posizione realmente scomoda per l’oligarchia finanziaria al potere nell’UE, i media hanno iniziato a denigrarla, accostandola ai peggiori spauracchi. Senza arrivare alle vette di ridicolaggine de L’espresso che l’ha paragonato nientepopodimenoche al nazismo, il sovranismo è stato spacciato, di volta in volta, come antistorico sentimento di chiusura, rischio xenofobo, bieca volontà di alzare muri ma, soprattutto, come pericoloso rigurgito nazionalista!!! Vorrete mica rivivere le tragedie del primo Novecento? Purtroppo, per quanto posticcia e mistificatoria sia, questa interpretazione è stata fatta propria da tanti, soprattutto a sinistra. Ignorando un dibattito decennale di matrice costituzionale, movimenti, partiti, associazioni e sindacati hanno abbracciato senza il minimo spirito critico la versione che davano Repubblica e Mario Monti, facendo diventare il sovranismo il nuovo pericolo pubblico numero uno. Per questo, è fondamentale ribadire che le istanze sovraniste non hanno niente a che fare col nazionalismo, così come la globalizzazione e il cosmopolitismo apolide non hanno niente in comune con l’internazionalismo.

Illuminanti a tal proposito le parole di Palmiro Togliatti (non certo tacciabile di fascio-rossobrunismo) comparse su Rinascita nel 1945 e che qualsiasi sovranista odierno non avrebbe difficoltà a sottoscrivere:

«Assai spesso, i nemici dei lavoratori tentano di contestare il patriottismo dei comunisti e dei socialisti invocando il loro internazionalismo e presentandolo come una manifestazione di cosmopolitismo, di indifferenza e di disprezzo per la patria. Anche questa è una calunnia. Il comunismo non ha nulla in comune col cosmopolitismo. Lottando sotto la bandiera della solidarietà internazionale dei lavoratori, i comunisti di ogni singolo paese, nella loro qualità di avanguardia delle masse lavoratrici, stanno solidamente sul terreno nazionale. Il comunismo non contrappone ma accorda e unisce il patriottismo e l’internazionalismo proletario poiché l’uno e l’altro si fondano sul rispetto dei diritti, delle libertà, dell’indipendenza dei singoli popoli. È ridicolo pensare che la classe operaia possa staccarsi, scindersi dalla nazione. La classe operaia moderna è il nerbo delle nazioni, non solo per il suo numero ma per la sua funzione economica e politica. L’avvenire della nazione riposa innanzi tutto sulle spalle delle classi operaie. I comunisti, che sono il partito della classe operaia, non possono dunque staccarsi dalla loro nazione se non vogliono troncare le loro radici vitali.»

Utilissimo anche questo “Bignami” redatto da Riccardo Paccosi che riporto di seguito integralmente.

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Dal momento che alcuni miei contatti mi hanno chiesto delucidazioni sul tema e dal momento una parte di sinistra – spesso mentendo sapendo di mentire – su quest’argomento tende a mescolare le carte e barare, scrivo qui un piccolo “bignamino” riguardante alcune categorie generali del dibattito politico odierno.
Oggi, media e stampa liberale fanno accostamenti forzati fra suddette categorie o enunciano vere e proprie menzogne. Questo avviene perché esse si fondano su una perdita generale di memoria storica. Questa sorta di “bignamino”, dunque, si pone l’intento di contrastare il dilagare dell’ignoranza e dellla menzogna.

1) La differenza tra sovranismo e nazionalismo
Il sovranismo è un principio di dottrina politico-giuridica interno a uno specifico stato ed è, in quest’epoca, la dottrina che denuncia il venir meno del costituzionalismo a causa della globalizzazione e di quell’articolazione continentale di quest’ultima che è l’Unione Europea. In sintesi, il sovranismo denuncia il venir meno – in parte sul piano formale, in parte sul piano effettuale – del principio di sovranità popolare o di potere costituente a base popolare che regge gli stati occidentali da oltre un secolo e mezzo.
Il nazionalismo, invece, ha una proiezione inevitabilmente rivolta verso l’esterno e implicitamente aggressiva, perché indica sempre una qualche forma di superiorità – morale, politica, spirituale o altro – di uno specifico stato rispetto agli altri. Inoltre, il nazionalismo per affermare tale superiorità ha bisogno di un quadro di valori definito una volta per tutte e, quindi, necessita dello stigmatizzare autoritariamente chi non condivide una specifica interpretazione della nazione.
Il sovranismo, dal momento che coincide col costituzionalismo, esprime invece l’idea di una società plurale e di un quadro appunto costituzionale all’interno del quale il conflitto politico e sociale è contemplato e previsto.
Il sovranismo-costituzionalismo, in altre parole, è naturaliter democratico; il nazionalismo, al contrario, può capitare che sia democratico ma può anche e tranquillamente evitare di esserlo.

2) La differenza tra internazionalismo e globalismo
Il sovranismo rappresenta l’opposizione irriducibile all’idea di governance unica e mondiale espressa dal globalismo, ovvero dall’ideologia sostenente la tesi (o meglio la superstizione) secondo cui la globalizzazione – che alla base è soprattutto un insieme di trattati – sarebbe un processo irreversibile al pari dei fenomeni naturali.
Questo non significa che il sovranismo non possa avere, anche, una visione e una prospettiva internazionaliste.
La dimostrazione della relazione profonda fra sovranismo e piano internazionale, la forniscono due esempi storici tutt’altro che irrilevanti:

a) I moti costituzionalisti del 1848: questi ultimi espressero una dinamica di rivolta collegata alla richiesta di Costituzione sviluppatasi contemporaneamente in numerosi stati europei, con ciascuna popolazione che rivendicava la propria sovranità popolare all’interno del quadro normativo del proprio stato-nazione; insomma, la dinamica con cui è si è imposto in tutta Europa il costituzionalismo come dottrina giuridica dello Stato, ha avuto articolazione internazionale e contenuto sovranista allo stesso tempo.

b) Il movimento comunista internazionale: per quasi un secolo, quest’ultimo ha collegato la visione del mondo internazionalista alla rivendicazione di sovranità nazionale; soprattutto a partire dal Dopoguerra, tutti i movimenti anti-colonialisti in Africa, tutti i movimenti del socialismo arabo, tutte le formazioni anti-imperialiste in Sud America e, infine, tutti i partiti comunisti dell’Europa occidentale, hanno posto la sovranità nazionale come rivendicazione prioritaria e come precondizione per il socialismo e per il potere operaio.

In sintesi, la sinistra odierna – nel momento in cui si definisce globalista e dunque per la dissoluzione degli stati-nazione e delle loro Costituzioni spesso conquistate grazie al sangue dei proletari – non fa altro che disconoscere la storia dell’internazionalismo comunista e, più in generale, dei movimenti operai.

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Utili anche le parole di Alberto Scotti: «Ribadiamolo per i più distratti, drogati di (dis)informazione delle classi dominanti. Essere sovranisti e democratici è un tutt’uno. Sovranista è colui che crede che il popolo sia sovrano e che, in quanto sovrano, voti parlamenti che possano prendere decisioni.

Il contrario di sovranista è antidemocratico, dittatoriale.
Il non sovranista ritiene che il popolo bue debba votare parlamenti fantoccio, che non decidono nulla, visto che le decisioni vere vengono prese da organismi sovranazionali non democraticamente eletti.
Per confondere le acque e drogare il dibattito politico, hanno reso invece sovranista sinonimo di “nazionalista”, il che non c’entra nulla. Sovranisti erano tanto De Gasperi quanto Nenni, tanto Togliatti quanto La Malfa.
Lo erano tutti i padri costituenti.
Chi non si dichiara sovranista si sta automaticamente dichiarando dittatore, non democratico. Questo è quanto.
Salvini e meloni sono sovranisti? No, non lo sono. Danno alla parola lo stesso significato forviante che le dà la stampa mainstream.»

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Pubblicato da L'Uomo Mascherato

Non posso dire molto. Sono un uomo. E sono mascherato.

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