La puerile ed ipocrita retorica dell’odio

All’inizio fu il buonismo. Termine forse un po’ dozzinale, ha avuto però il pregio di sintetizzare sardonicamente il concetto più ampio, assolutamente funzionale al Sistema, del “politicamente corretto” o “come ti fotto con i buoni sentimenti” (ne abbiamo parlato ne Le tessere e il mosaico).

Da un po’ di tempo (forse proprio per rispondere a questo attacco lessicale/concettuale che ha messo a nudo le ipocrisie di un certo pensiero dominante) grandi media, intellettualoidi da salotto, giornaloni e benpensanti vari si sono tuffati a pesce nella nuova “cornice comunicativa” dell’odio, anzi de LODIOH!!! con le sue varianti: “clima d’odio”, “seminare odio”, “cultura dell’odio” ecc.

La prima cosa che salta all’occhio è la puerilità e la “poraccitudine” dell’usare un sentimento per imbastire una campagna politica.

Agire sulle emozioni e sugli istinti profondi è prassi nella pubblicità ma la politica, e ancor più la riflessione intellettuale/filosofica, dovrebbe elevarsi, cercare di approfondire le questioni a un livello superiore. Su quale sia il reale obbiettivo censorio e intimidatorio della campagna contro il “linguaggio d’odio”, strumentalizzato come arma verso una precisa parte politica, non mi spendo nemmeno. Mi limito a sottolineare la vacuità di titoli come Odiare l’odio che ti aspetteresti nella poesia di un pre-adolescente, non nel libro di un personaggio acculturato come Veltroni.

Oppure, in epoca Covid, le incredibili dissertazione sul “virus dell’odio” di testate come Globalist, Linkiesta, Repubblica, di giornalisti in tv, fino ai discorsi del Capo dello Stato. Tutti ignari, forse, dell’omonimo libro di fantascienza di David Moody, cui dovrebbero i diritti d’autore.

Ci sono poi le ONG che la buttano sul meteorologico parlando addirittura di “barometro dell’odioe che, inevitabilmente, si compiacciono di surreali Commissioni parlamentari contro l’odio.

Alla puerilità, si aggiunge l’ipocrisia della retorica de lodioh, perché questa vale solo in una direzione. Se invece Repubblica titola che bisogna “cancellare Salvini” e sui social si minaccia di “azzerare” chi non la pensa come noi; se la Aspesi pensa di avere il diritto a fare una strage e un prete augura la morte prima a Berlusconi e poi a Salvini; se Scanzi pensa di essere ancora nel 1944 e vorrebbe applicare tuttora i metodi della guerra civile, e Sandro Veronesi vorrebbe far saltare i denti ai leghisti… tutto questo va bene, non è “eitspich”. Loro possono.


Per inciso: non scrivo questo per legittimare, difendere o minimizzare episodi riprovevoli di trogloditi che usano la rete per insultare, diffamare o minacciare sulla base del genere, dell’orientamento sessuale o dell’etnia. Ma per costoro non c’è bisogno di scomodare la ridicola definizione di “odiatore”, ci sono già le più pertinenti categorie di imbecille, delinquente, coatto, buzzurro ecc. E se tali soggetti esagerano non c’è bisogno di fantomatiche commissioni parlamentari o indiscriminate censure sui social ad opera magari di debunker di Stato: c’è già la Polizia Postale, il Codice Civile e quello Penale.

Non voglio nemmeno fare un elogio del sentimento odio, anzi, lo ritengo una zavorra nel percorso di sviluppo interiore di ognuno. Uno stato d’animo per sua natura transitorio che non può che essere superato, prima o poi, allorché si realizza che “l’altro” da odiare non esiste e che il precetto “ama il prossimo tuo come te stesso” è l’inevitabile approdo finale. Si potrebbe scomodare anche la filosofia orientale, lo Ying e lo Yang… ma lasciamo stare.

Voglio finire questa breve riflessione in leggerezza, riportando il testo di Iodio, la canzone con cui nel 1995 si fecero conoscere i sagaci Bluvertigo. Dice molto, nella sua semplicità.

Bisogna sempre per forza parlare d’amore?
Si deve sempre comunque far nascere il sole?
È necessario far credere di fare del bene?
È necessario alle feste donare le rose?

Beh, io sinceramente provo anche:

Odio, la mia vicina che reclama
Odio, per il frastuono che procuro
Odio, e questa è una canzone sull’
Odio, un sentimento umano e duraturo
Odio, quando sono esasperato
Odio, e non mi sento esagerato
Odio, sinceramente sono fiero
Odio, forse ora un po’ sincero
Odio, è sempre scomodo parlarne
Odio, poi sembra di essere gli stronzi
Odio, è veramente un paradosso
Odio, forse è meglio lasciar stare
Odio, Masini e le sue ansie
Odio, e provo tutti i sentimenti
Odio, oltre all’amare e il tollerare
Odio, quando mi portano ad odiare

Bisogna sempre tentare di farsi accettare?
Si deve sempre scrivere solo testi d’amore?
È necessario ogni volta mentire al nostro cuore?
non sarebbe meglio liberarsi e confessare?

ADDENDUM del 17 Giugno 2020

Tre giorni dopo la pubblicazione di questo post, Adrew Torba (fondatore del social GAB) scrive una interessante riflessione sullo stesso tema. In questo articolo fa notare che, fino agli anni ’90, il termine hate speech di fatto non esisteva. Afferma Torba:

«Il “linguaggio d’odio” è ogni linguaggio che scoperchia verità tabù che tutti pensano ma nessuno dice apertamente. È quel linguaggio che contrasta la narrativa delle élite oligarchiche. È uno strumento usato dal Potere per silenziare il dissenso. Una vera “arma linguistica” che mi rifiuto di riconoscere e legittimare, perché non esiste nella realtà. Spesso la gente dice: “sostengo la libertà di espressione ma non il linguaggio d’odio”. Questa frase è senza senso e contraddittoria. O sostenete la libertà di espressione oppure no. Se credete che esista il “linguaggio d’odio” allora non sostenete la libertà di espressione e non capite la sua importanza. GAB non ha un regolamento sul “linguaggio d’odio” per lo stesso motivo per cui non ce l’ha per i Bigfoot! Non fingeremo di applicare regole arbitrarie su un’arma linguistica inventata che non ha un vero significato

I conservatori stanno cadendo nella trappola dell’oligarchia usando il loro linguaggio. Come ha osservato @At4v1sm su Twitter, “I conservatori pensano che appropriarsi della terminologia progressista sia intelligente; in realtà, stanno cedendo terreno culturale”. Ecco perché i conservatori hanno perso la guerra culturale per decenni. Usano il linguaggio dei progressisti, giocano dentro la loro narrativa all’interno di piattaforme controllate dai progressisti, come Facebook e Twitter. Non puoi vincere una guerra su un campo di battaglia controllato dai nemici e con armi da loro ideate e costruite. Quest’arma linguistica è pensata per essere a prova d’attacco. Chi oserebbe dire “sono d’accordo con il linguaggio d’odio?” Chi oserebbe dire che il “razzismo sistemico” non è male? Questo è linguaggio magico, specificamente predisposto per paralizzare qualsiasi forma di dissenso e funzionare solo quando utilizzato dalla sinistra.»


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Pubblicato da L'Uomo Mascherato

Non posso dire molto. Sono un uomo. E sono mascherato.

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