E se le femministe stessero facendo il gioco del patriarcato?

Uno dei temi più masticati del momento è quello del patriarcato, identificato come il Male Supremo dalle neo-femministe (trans-naz-post-sdeng o come volete voi). Cercherò di argomentare che le femministe, e in generale tutto il mondo global-progressista, stanno in realtà facendo il gioco della cuspide della piramide del Potere, ossia la quintessenza del patriarcato.

Partiamo da un assunto: il patriarcato esiste, è la forma dominante nella gestione del potere e nell’organizzazione della società da almeno 3000 anni. E non è una cosa buona. Una società strutturata gerarchicamente e basata su principi di forza e dominio di una parte su un’altra non ha portato a grandi risultati. Se tutt’oggi ci ritroviamo sovente a scannarci per un pezzo di terra o per le risorse della Terra, vuol dire che i frutti di quella impostazione di base non sono buoni. Alcuni, come la Santamato, ritengono che il momento di svolta sia stato la Guerra di Troia che vide soccombere, anche simbolicamente, la precedente società gilanica o matrilineare. Attenzione, matrilineare non matriarcale! Questo è il dettaglio fondamentale. Quelle società, infatti, non erano un semplice specchio di quelle patriarcali, non vi comandava la donna che teneva sottomesso il maschio. Vi era, invece, una pari dignità tra i due generi (due, non settecentomila) che si dividevano compiti e responsabilità nell’ottica di un equilibrio sociale il più possibile pacifico. Gli studi archeologici e linguistici della Gimbutas hanno ormai fatto chiarezza su questo. La donna aveva un ruolo più autorevole solo nella misura in cui era la creatrice della vita e la tramite con la divinità. Si partoriva nei templi, la vita era sacra e ad officiare il culto erano delle sacerdotesse.

Il modello femminista che, dal ’68 in poi, ha preso piede è invece sfociato in un fanatismo intollerante e fondamentalista che non mira a ristabilire quella “gilanica parità” ma a schiacciare il “nemico” uomo per punirlo di millenni di soprusi. Erinni votate alla vendetta, quindi, non cacciatrici (Diane) di giustizia. Ma la lotta senza quartiere al maschio e alla mascolinità (sempre tossica) non è portata avanti solo dalle ululanti dai capelli blu-viola. Tutta la potenza di fuoco della propaganda mondialista (film, serie, think-tank, mondo della musica e della moda, battaglie “per i diritti” ecc.) mira a svirilizzare l’uomo e renderlo sempre più femmineo. Il maschio etero, soprattutto se bianco, deve essere cancellato dalla storia. Svirilizzare vuol dire, letteralmente, togliere il vir dal maschio, l’energia primordiale, l’istinto anche riproduttivo, la parte maschile del Sé che deve sempre esistere bilanciata con (non schiacciata da) la parte femminile.

E a chi giova, a chi serve (cui prodest?) un maschio svirilizzato, che non sa più combattere, che è preda delle paura e schiavo delle emozioni, che non ha più la forza per opporsi ai soprusi, che infine non sa nemmeno più riprodursi perché il suo livello di testosterone è stato fatto crollare? Giova alle donne? È utile alla restaurazione di una nuova società egualitaria e giusta? Un mondo composto in maggioranza da donne e uomini senza vir, non è forse il sogno di quei Padroni Universali (la cuspide della piramide patriarcale di cui parlavamo) che mirano unicamente a controllare e dominare un gregge fiacco, debole, impaurito e malleabile? “Ma noi non siamo fiacche e deboli”, vedo già strillare le femministe post-trans-naz-sdeng… no, però la donna tende generalmente a rispettare di più le regole e le leggi, a dare meno problemi alle autorità (si legga al proposito questa riflessione sull’Isola delle Femmine). È l’uomo quello che, solitamente, crea problemi. Se gli è rimasto il vir, ovvio.

Il Potere, quindi, continuerà ad usare la forza e la dominazione ma lo farà più facilmente con una società che opporrà sempre meno resistenza: le Termopili della soia.
L’uomo-soia, di cui parlano i Mattonisti, è appunto quello che cerca sempre di fare tutto “in sicurezza”, che vuole il rischio zero, che ha abdicato a quell’innato istinto che lo portava a sfidare la morte per cacciare le fiere e portare da mangiare alla famiglia. Istinto talora folle e suicida, ma fondamentale se saputo gestire. Oggi invece si invocano confinamenti, chiusure, mascherine eterne, distanziamento perché c’è il rischio di ammalarsi (rischio mai accorso prima nella storia recente, evidentemente). La rinuncia alla vita per la paura di morire. Niente più eroi che sbeffeggiano la morte per un miraggio di gloria ma cauti calcolatori di passi per non inciampare. Potremo andare lontano?

In conclusione, la retorica femminista sulla mascolinità tossica e la lotta al patriarcato potrebbe portare acqua proprio al mulino del patriarcato più oppressore, la cui ossessione è il controllo totale della popolazione e il suo sfoltimento. Perché ai vertici non venerano la Dea Madre, ma Malthus.
E questo è ancora più grottesco e paradossale se si pensa alle velleità anticapitaliste e ai pugni alzati di tanti movimenti “per la parità di genere”.

Interessante anche questa riflessione di Weltanschauung Italia su strupri, patriarcato e femminismo:

«Accostare lo stupro al Patriarcato, come fanno certe femministe, è veramente da imbecilli. Il tanto vituperato patriarcato, di cui le femministe si lamentano dell’oppressione e della sua tendenza a proteggere le donne, per gli stupratori prevede come minimo il linciaggio.

Va aggiunto anche che sempre secondo una società veramente patriarcale, perlomeno nella sua accezione più integralista e tradizionale, per una ragazza sarebbe impossibile ritrovarsi da sola con un branco di semisconosciuti, perché sarebbe sempre accompagnata da un fratello, cugino o comunque un membro della sua famiglia, proprio perché deve essere protetta come un bene preziosissimo e non lasciata alla mercé di cani e porci. Hanno deciso di smantellare questo impianto culturale perché “oppressivo”, “ingiusto” e “discriminatorio”, di fatto non esiste più alcun patriarcato in Italia e in Occidente in generale, si ritrovano in una giungla e continuano ad addossare la responsabilità su cose che non sussistono più e che tra l’altro avrebbero prevenuto la stragrande maggioranza di stupri e violenze.

Il Femminismo è la risposta sbagliata a una domanda che nessuno ha mai posto.»

E poi ci sarebbe questo piccolo dettaglio:


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Pubblicato da L'Uomo Mascherato

Non posso dire molto. Sono un uomo. E sono mascherato.

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